Questo contenuto è stato aggiornato in data 29/11/2022
La direttiva CSRD è stata adottata, approvata prima dal Parlamento e poi dal Consiglio europeo. Presto l’obbligo di rendicontare la sostenibilità entrerà in vigore interessando una platea di imprese molto ampia, incluse le PMI. Vediamo insieme cosa accadrà nei prossimi mesi e cosa possono fare le imprese per adeguarsi e non restare indietro.
Corporate Sustainability Reporting Directive: tutto pronto per l’entrata in vigore
Il 10 novembre 2022 il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). La CSRD estende l’obbligo di rendicontazione non finanziaria a più imprese, incluse le PMI, imponendo loro la pubblicazione del report di sostenibilità, quale documento per informare il pubblico dell’impatto che l’impresa e le sue attività hanno sulla società, sull’ambiente, sulle persone, sul pianeta, indicando anche i rischi di sostenibilità a cui essa è esposta.
La direttiva CSRD è un’estensione della direttiva NFRD (Non Financial Reporting Directive), concepita per modificare quest’ultima con un percorso iniziato il 21 aprile 2021. Questo processo si è concluso con l’approvazione del Consiglio europeo avvenuta il 28 novembre 2022; ora gli Stati membri devono adottare le nuove norme entro 18 mesi.
La direttiva CSRD sarà equiparata alla direttiva NFRD. Ricordiamo che quest’ultima è stata recepita dal nostro ordinamento giuridico attraverso il D. Lgs. 254/2016 e ha introdotto l’obbligo della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) per gli enti di interesse pubblico.
Report di sostenibilità: la graduale entrata in vigore dell’obbligo
L’obbligo di redazione del reporting di sostenibilità sarà introdotto in modo graduale e riguarderà man mano sempre più aziende:
- Dal 1° gennaio 2024: grandi imprese di interesse pubblico (EIP) con più di 500 dipendenti già obbligate oggi alla redazione e pubblicazione della DNF (Dichiarazione Non Finanziaria). Rendicontazione 2025 sull’esercizio 2024;
- Dal 1° gennaio 2025: grandi imprese non ancora obbligate alla pubblicazione della DNF con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali. Rendicontazione 2026 sull’esercizio 2025;
- Dal 1° gennaio 2026: piccole e medie imprese (PMI) quotate, escluse le microimprese, gli istituti di credito di piccole dimensioni e non complessi e le imprese di assicurazione captive. Rendicontazione 2027 sull’esercizio 2026;
- Dal 1° gennaio 2027: imprese di Paesi terzi con almeno una filiale in territorio europeo e un fatturato netto di 150 milioni di euro in Ue.
Fino al 2028 le PMI possono scegliere di non partecipare, anche se – come vedremo – ciò si tradurrebbe un’azione svantaggiosa per la stessa impresa.
Il reporting di sostenibilità dovrebbe far parte del report di gestione, documento finora obbligatorio solo per le società quotate in borsa, diventando così parte integrante del reporting aziendale.
Finalità della CSRD e standard di rendicontazione di sostenibilità
La nuova Direttiva è stata introdotta per soddisfare diverse esigenze. Prima tra tutte quella di eliminare le carenze proprie alla direttiva NFRD, ritenuta poco stringente in tema di trasparenza circa l’impatto sociale, ambientale e gli obiettivi climatici europei.
La CSRD mira anche alla riduzione degli eventi di greenwashing, a rafforzare l’economia sociale del mercato europeo e gettare le nuove basi per standard di sostenibilità aziendale a livello mondiale.
Nel corso del 2023 la Commissione europea adotterà nuove norme utili all’implementazione della CSRD; al momento non esiste ancora un format definitivo per la redazione del report di sostenibilità.
Per quanto riguarda, invece, gli standard di riferimento l’organo incaricato nel giugno 2020 – l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) – ha approvato la versione finale degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Questi stabiliscono le regole e i requisiti per la rendicontazione di sostenibilità da parte delle aziende, degli impatti, delle opportunità e dei rischi legati alla sostenibilità.
CSRD, NFRD, SFDR e Tassonomia europea: comprendiamone le differenze
Nel corso degli ultimi anni il Parlamento europeo ha adottato diverse disposizioni per rendere possibile la transizione verso un’economia sostenibile e facilitare il raggiungimento degli obiettivi indicati con l’Accordo di Parigi e il Green Deal europeo.
Alla direttiva NFRD, che introduce l’obbligo della Dichiarazione Non Finanziaria, sono seguiti regolamenti come il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) e il regolamento sulla Tassonomia europea.
Il primo, in vigore da marzo 2021, introduce obblighi per la finanza sostenibile rivolti alle imprese di investimento con sede nell’Unione europea, tenute alla rendicontazione degli impatti socio-ambientali dei propri prodotti finanziari. La
Tassonomia, invece, rappresenta una guida per la classificazione delle attività economiche ritenute sostenibili sul piano ambientale.
Queste disposizioni, unite alla CSRD, servono all’Unione per definire un sistema equo e trasparente per la comparazione e l’analisi delle informazioni socio-ambientali delle aziende europee.
Report di sostenibilità: cosa cambia per le imprese?
Con l’entrata in vigore della direttiva CSRD le imprese sono più responsabili nei confronti del pubblico circa il proprio impatto socio-ambientale e le informazioni che diffondono. Pertanto, seguendo quanto indicato sopra, dovranno adattarsi al nuovo obbligo, prepararsi ad essere sottoposti a controlli e ad acquisire certificazioni indipendenti per dimostrare la veridicità delle informazioni pubblicate.
Le aziende dovranno fornire i dettagli sulla strategia di sostenibilità che hanno scelto di adottare, gli obiettivi, le politiche aziendali, i piani d’azione; fornire informazioni circa le valutazioni materiali degli impatti ambientali, sociali, dettagli sulla governance e molto altro.
Imprese e rendicontazione di sostenibilità: come prepararsi per non restare indietro
Il report di sostenibilità permette alle imprese di comunicare al pubblico, interno ed esterno all’azienda, la propria virtuosità, la capacità di aggiungere ed essere valore per il pianeta e per la società. Inoltre, apporta vantaggi diversi, tra cui:
- Accesso a linee di credito e incentivi ad hoc;
- Supporto e miglioramento della pianificazione aziendale;
- Potenziamento dell’immagine aziendale.
Le imprese e le PMI che vogliono prepararsi a questo cambiamento possono cominciare a familiarizzare con il concetto della sostenibilità aziendale, approfittando di canali dedicati alla sostenibilità d’impresa, come i nostri
Tecno Talks, conoscendo le testimonianze di chi la strada della sostenibilità l’ha già percorsa con successo.
Una volta acquisite le informazioni necessarie è giusto conoscere il livello ESG della propria azienda, attraverso un assessment conforme alle normative in vigore, per capire – con l’aiuto di menti esperte – dove hanno portato le azioni finora compiute dall’azienda e come procedere in futuro per migliorare il punteggio ESG aziendale.
Stabilita la rotta, non resta che lasciarsi guidare da un team qualificato verso le azioni necessarie per rendicontare le performance non finanziare dell’impresa e redigere il report di sostenibilità, anche in forma volontaria.
Tecno: il partner ideale per strategia ESG e rendicontazione di sostenibilità
Sono già molte le imprese che pur non essendo obbligate alla redazione del report di sostenibilità hanno scelto di farlo in forma volontaria, comprendendone le potenzialità.
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