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Decreto Certificati Bianchi: novità per la certificazione risparmio energetico

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I certificati bianchi sono stati introdotti con il D.M. 20 luglio 2004 approvato in Italia ad agosto 2005. Il meccanismo dei TEE prevede il rispetto degli obblighi quantitativi di risparmio di energia primaria, da parte dei distributori di energia elettrica e gas naturale. Nel tempo sono state apportate varie modifiche al decreto, tra cui quella del Ministero della transizione ecologica del 21 maggio 2021, entrata in vigore il 1° giugno. Vediamo quali sono gli obiettivi delle modifiche al decreto Certificati Bianchi e le principali novità per la certificazione risparmio energetico.   TEE certificati bianchi: cosa sono e tipologie   I TEE sono titoli di efficienza energetica, conosciuti anche come certificati bianchi. Attestano gli interventi realizzati e certificano il risparmio energetico. La loro applicazione contribuisce al contenimento del tasso di crescita della domanda di energia e al conseguimento degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, come previsto dal protocollo di Kyoto.   I titoli di efficienza energetica sono emessi dal GME (Gestore del Mercato Elettrico), a seguito di una comunicazione, da parte di Arera, che certifica i risparmi conseguiti. I TEE hanno un valore pari ad un TEP – Tonnellate Equivalenti di Petrolio. Ad ogni intervento corrisponde una tipologia di TEE:   Tipo I: attestante il conseguimento dei risparmi di energia primaria attraverso interventi di riduzione dei consumi di energia elettrica; Tipo II: attestante il conseguimento dei risparmi di energia primaria attraverso interventi di riduzione dei consumi di gas naturale; Tipo III: attestante il conseguimento di risparmi di altre forme di energia, diverse da elettricità e gas naturale, non realizzati nel settore trasporti; Tipo IV: attestante il conseguimento di risparmi di altre forme di energia, diverse da elettricità e gas naturale, realizzati nel settore trasporti.   Certificati bianchi: gli obiettivi del nuovo decreto   Il decreto 21 maggio 2021 stabilisce nuovi obiettivi per i prossimi 4 anni (dal 2021 al 2024) e introduce una revisione all’elenco dei progetti ammessi. Il nuovo decreto Certificati Bianchi intende semplificare ed incentivare l’utilizzo del meccanismo TEE per favorire gli obiettivi di efficienza energetica da raggiungere entro il 2030.   Le novità introdotte dal decreto TEE del 2021   Le principali novità introdotte dal nuovo decreto TEE riguardano:   determinazione dei nuovi quantitativi di risparmio energetico, consentendo alle imprese di distribuzione di energia elettrica e gas di adempiere agli obblighi relativi alla riduzione dei consumi; accesso al meccanismo dei TEE per raggruppamenti di impresa e associazioni temporanee di impresa; possibilità di proporre progetti in forma aggregata; introduzione di un nuovo sistema di incentivazione dei risparmi tramite aste al ribasso; all’asta possono partecipare i soggetti che investono nella realizzazione di progetti di efficienza energetica; cumulabilità con il credito d’imposta; revisione della soglia minima di TEE necessaria per poter accedere all’acquisto di TEE virtuali che passa dal 30% al 20%; revisione della procedura di valutazione dei progetti da parte del GSE; aggiornamento dell’elenco delle tipologie di interventi ammissibili, in base al settore e alla forma di energia risparmiata.   Titoli di efficienza energetica TEE: soggetti obbligati e volontari   Possono presentare progetti per il rilascio dei titoli di efficienza energetica TEE, sia i soggetti obbligati sia i soggetti volontari.   I soggetti obbligati sono:   distributori di energia elettrica con più di 50.000 clienti connessi alla propria rete di distribuzione distributori di gas naturale con più di 50.000 clienti connessi alla propria rete di distribuzione   I soggetti volontari sono quelli che scelgono liberamente di attuare interventi mirati all’efficienza energetica, ad esempio:   ESCO Energy Service Company (Società di servizi energetici) certificate UNI CEI 11352; Distributori di energia elettrica e gas naturale con meno di 50.000 clienti; Società al cui interno è presente un EGE certificato UNI CEI 11339 (Esperto in Gestione dell’Energia); Società controllate da società costituite da grandi distributori (soggetti obbligati) che attraverso queste realizzano interventi di efficienza energetica; Soggetti pubblici e privati che hanno adottato un Sistema di Gestione dell’Energia certificato ISO 50001.   Interventi ammissibili: quali sono   È possibile richiedere i certificati bianchi per i seguenti interventi:   installazione di impianti di produzione dell’aria compressa produzione di calore con combustibili rinnovabili ottimizzazione/automazione dei processi produttivi per il risparmio energetico miglioramento e ottimizzazione dei layout produttivi illuminazione a LED nel settore industriale installazione di gruppi frigo e pompe di   Meccanismo dei TEE: i benefici   I benefici del meccanismo dei TEE coinvolgono sia i consumatori sia la collettività. In particolare:   riduzione della bolletta energetica, con un miglioramento dei servizi; minore dipendenza energetica dall’estero; maggiore sicurezza di approvvigionamento; riduzione dell’inquinamento derivante dalle attività produttive e dal consumo di energia; maggiore controllo dei picchi di domanda energetica, quindi riduzione dei rischi legati ad eventuali blackout; aumento dell’offerta di prodotti e servizi energetici orientati all’efficienza energetica.   Il mercato dei TEE è molto simile a quello dei certificati verdi, adottato al fine di promuovere le fonti rinnovabili di energia per la fornitura dell’elettricità.   Con i TEE dimostri i risultati ottenuti, guadagnando in termini economici, sociali ed ambientali. I nostri consulenti valutano l’entità del beneficio derivante dai progetti di efficientamento energetico, realizzano la documentazione da consegnare al GME, seguendo l’intera procedura, fino alla gestione della vendita dei certificati bianchi.   Vuoi acquistare o vendere Certificati Bianchi? In Tecno effettuiamo interventi di miglioramento che ti permettono di ottenere risparmi energetici.   Scopri di più sul meccanismo dei TEE, contatta il nostri consulenti.

Tecno conquista la categoria Gold: vincitori per la quarta volta del Best Managed Companies Award

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Abbiamo vinto il Best Managed Companies Award; siamo tra le 74 aziende proclamate vincitrici nel 2021 e tra le sole 11 che hanno conquistato anche la categoria Gold. Si tratta di un premio di grande prestigio, iniziativa di Deloitte che approda per la prima volta in Italia nel 2018.   Tecno premiata Best Managed Companies 2021: con la quarta vittoria arriva anche la categoria Gold   Il 27 settembre 2021 Deloitte Private ci proclama vincitori della quarta edizione del Best Managed Companies Award (BMC). Siamo tra le 74 aziende italiane che si sono distinte per l’eccellenza dimostrata in più ambiti della gestione aziendale; siamo tra le sole 11 che hanno conquistato anche la categoria Gold. Quest’anno festeggiamo dunque anche l’accesso ad un livello di prestigio, riservato alle realtà d’impresa che dimostrano di aver mantenuto e migliorato nel tempo le abilità che negli anni hanno consentito la vittoria del premio BMC.   Secondo Deloitte, le aziende premiate in questa quarta edizione hanno registrato una performance migliore rispetto alla media delle imprese italiane, con un incremento di fatturato pari al 14,4%. Nonostante la pandemia da Covid-19, la crisi economia e le ulteriori difficoltà derivate dai lockdown, queste aziende hanno dimostrato una forte capacità di adattamento al contesto e una grande resilienza.   Deloitte Private Best Managed Companies Award: di cosa si tratta?   Il Best Managed Companies è un programma nato in Canada nel 1993 che pian piano ha interessato Paesi e utenze differenti. Dopo il successo ottenuto anche in Belgio, Irlanda, Olanda e Messico, nel 2018 questo format approda anche in Italia.   Si tratta di un’iniziativa di Deloitte che ha lo scopo di individuare best practices che fungano da esempio per le aziende, ma anche da stimolo per le vincitrici del premio, affinché migliorino nel tempo. Questo programma è rivolto alle PMI quotate e non quotate in borsa, agli imprenditori, ai family office, agli investitori privati, ai Private Equity e alle start-up. L’iniziativa è sostenuta da Elite (il network e private market del Gruppo Borsa Italiana-Euronext), da Confindustria e da ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore). Come si conquista il Best Managed Company? La conquista del Best Managed Company non è affatto scontata, soprattutto perché dietro la vittoria di questo premio c’è un processo di selezione molto particolare. Innanzitutto, le aziende che intendono candidarsi (in possesso dei requisiti di partecipazione previsti da Deloitte) presentano la loro scheda di adesione. A ciò segue la compilazione di un form di self-assessment (form II) attraverso i quali Deloitte ha modo di approfondire la loro conoscenza secondo i sei criteri cardine del metodo, ossia: strategia, competenze e innovazione, impegno e cultura aziendale, governance e misurazione delle performance, corporate e social responsibility e internazionalizzazione. Le aziende aspiranti incontrano poi i coach Deloitte per discutere insieme degli elementi evidenziati nel form di self-assessment. Infine, form e feedback degli incontri vengono consegnati a una giuria indipendente (dunque esterna) che decreta le aziende vincitrici del Best Managed Companies. Quest’ultime ricevono il premio durante la cerimonia di consegna, momento che permette alle stesse di incontrare e interfacciarsi con le altre realtà vincitrici. Tecno è una Best Managed Company: una storia di orgoglio che si ripete Per il nostro Gruppo, la vittoria del Best Managed Companies, sebbene non sia mai stata ovvia, non è una novità. Nel 2018 (anno di lancio del format in Italia) abbiamo vinto il BMC per la prima volta; in quella occasione siamo stati gli unici ad essere selezionati da Deloitte per lo studio dedicato alle prospettive globali per le aziende del Mid Market. Siamo consapevoli del fatto che Deloitte sceglie di aggiudicare nuovamente il premio alle sole realtà imprenditoriali che dimostrano di aver mantenuto e migliorato nel tempo le abilità che hanno permesso la vittoria negli anni precedenti. Per questo motivo siamo davvero onorati del riconoscimento ottenuto quest’anno. Un riconoscimento che, ricevuto per la quarta volta di seguito, ci consente di accedere alla categoria Gold. “Siamo orgogliosissimi di aver vinto per la quarta volta di seguito il premio Deloitte Private Best Managed Companies e di aver ottenuto la qualifica di azienda Gold . . . questo premio è dedicato a tutti i miei collaboratori e collaboratrici”. Giovanni Lombardi

Bando Regione Marche: finanziamento di 3 milioni per efficientamento energetico ed energie rinnovabili

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La Regione Marche ha emanato un bando per l’assegnazione di 3 milioni di euro di contributi per le imprese e le comunità energetiche, per interventi innovativi di efficienza energetica e di uso delle energie rinnovabili. Vediamo cosa tratta il bando, chi sono i beneficiari del contributo e quali sono i requisiti per potervi accedere.   Bando energia innovazione imprese: qual è l’obiettivo   La strategia europea prevede il raggiungimento della carbon neutrality al 2050; ciò mediante l’aumento dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e dell’impiego di idrogeno nel settore industriale e dei trasporti.   L’obiettivo del bando energia innovazione imprese è avviare il processo di transizione energetica della Regione Marche.  L’intervento è attuato con una procedura a sportello, just in time, con una valutazione delle domande in base all’ordine temporale di arrivo. Il bando si chiude quando tutti i fondi risultano esauriti. La domanda di partecipazione va presentata sulla piattaforma SIGEF, dal 15 novembre 2021.   Contributo e beneficiari del bando energia   Il contributo massimo erogabile è pari a 200 mila euro per progetto, per un investimento minimo di 30.000 euro. L’importo del contributo (conto capitale in regime de minimis) varia a seconda delle dimensioni dell’impresa:   60% per le micro e piccole imprese 50% per le medie imprese 40% per le grandi imprese   Possono beneficiarne le piccole, medie e grandi imprese con sede operativa nella Regione Marche, con codice ATECO 2007, compreso tra i seguenti:   Estrazione di minerali da cave e miniere Attività manifatturiere Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento Costruzioni Commercio all’ingrosso e al dettaglio Trasporto e magazzinaggio Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione   Il contributo è cumulabile con eventuali altre agevolazioni pubbliche. Tra le spese ammissibili rientrano quelle sostenute prima della presentazione della domanda, purché l’intervento non sia completato prima della partecipazione al bando. Nello specifico: investimenti materiali (fornitura, installazione di impianti, macchinari, attrezzature, etc.), spese tecniche, nel limite del 10% delle spese ammissibili e spese per la riconversione dei mezzi aziendali nel limite del 20% delle spese ammissibili.     Come accedere al bando: requisiti obbligatori   Per poter accedere al bando è necessario che l’impresa soddisfi i seguenti requisiti:   la sede operativa, o quella interessata dall’intervento, è localizzata nella Regione Marche; presentazione di una sola domanda; disponibilità d’uso non abitativo dell’edificio o dell’area oggetto di investimento, o quella in cui le utenze sono destinate alla produzione di energia dell’impianto FER per l’autoconsumo; iscrizione al Registro delle imprese presso la CCIA Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura territorialmente competente, o in un registro equivalente in uno Stato Ue; non risultare impresa in difficoltà al 31/12/2019; non essere sottoposta a procedure concorsuali, liquidazione volontaria, scioglimento della società, concordato preventivo senza continuità aziendale o di piano di ristrutturazione dei debiti; operare nel rispetto delle disposizioni in materia di contrattazione collettiva nazionale e territoriale del lavoro e degli obblighi contributivi; essere in regola con la disciplina antiriciclaggio; non trovarsi nelle condizioni che non consentono la concessione delle agevolazioni ai sensi della normativa antimafia; aver restituito o depositato in un conto bloccato le agevolazioni pubbliche godute per le quali è stata disposta la restituzione, o gli aiuti statali sono stati individuati illegali o incompatibili; essere in regola con le norme obbligatorie vigenti in materia di edilizia urbanistica, di salvaguardia ambientale e di sicurezza sul lavoro; possedere capacità economico-finanziaria e patrimoniali per la realizzazione del progetto; possedere capacità di contrarre con la PA; non avere capitale o quote di capitale intestato a società fiduciarie.   Bando energia Marche: interventi innovativi ammessi   Gli interventi innovativi per essere ammessi devono prevedere:   efficientamento energetico del processo produttivo; installazione di impianti a fonte rinnovabile per la produzione e la distribuzione dell’energia termica e/o elettrica, al fine di garantire percentuali elevate di autoconsumo; la dimensione dell’impianto deve essere conforme al fabbisogno di energia annuale, riportato in diagnosi energetica e nelle bollette dei consumi aziendali; utilizzo di sistemi per l’autoconsumo di energie rinnovabili; applicazione di tecnologie che producono e consentono di stoccare e utilizzare l’idrogeno verde; installazione di impianti di cogenerazione o trigenerazione; installazione di sistemi di gestione e monitoraggio energia; interventi di rifasamento o di ammodernamento delle cabine elettriche, installazione di gruppi di continuità (es. ups rotanti) in grado di garantire la regolare alimentazione degli impianti in caso di interruzioni.   L’intervento non può riguardare l’installazione di nuove linee produttive, nuovi cicli di lavorazione e/o nuove erogazioni di servizi.   Realizzazione del progetto: quali sono i criteri di ammissibilità   Il contributo è erogato solo nel caso di realizzazione di un progetto che comporti un miglioramento dell’efficienza energetica, rispetto alla condizione precedente; il risparmio annuo di energia primaria è così quantificabile:   valore uguale o superiore a 1,00 kWh per ogni euro investito in consumi elettrici valore uguale o superiore a 1,50 kWh per ogni euro investito in combustibili   Nel calcolo non rientra il periodo in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza per la pandemia da COVID-19. Il progetto, per essere ammesso, deve rispettare i seguenti criteri:   utilizzo di nuove tecnologie per l’efficientamento dei processi produttivi e utilizzo di energie rinnovabili; le nuove tecnologie (impianti, macchinari, intelligenza artificiale, etc.) devono garantire un avanzamento rispetto a quelle esistenti, con conseguenti risparmi economici e di consumo dell’energia; presenza di diagnosi energetica conforme al d.lgs. 102/2014 o certificazione ISO 50001; per essere ammissibile e finanziabile, la diagnosi energetica deve essere stata redatta dopo il 31/12/2018; autoconsumo di energia rinnovabile, dimostrabile mediante la diagnosi energetica; applicazione di sistemi di accumulo, con un livello di autoconsumo superiore al 90%; utilizzo di sistemi di gestione e monitoraggio dell’energia; raggiungimento di un target minimo di risparmio energetico espresso in energia primaria risparmiata per euro investito; completezza della documentazione richiesta per la presentazione della domanda.   La diagnosi energetica, la certificazione ISO 50001 e l’implementazione di un sistema di monitoraggio energia ti permettono di accedere al bando indetto dalla Regione Marche.   Approfitta del contributo messo

Una strategia sostenibile per il futuro delle imprese: Tecno lancia il polo italiano della sostenibilità

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Favorire la crescita e la resilienza delle imprese con la sostenibilità e l’innovazione, con competenza e nel rispetto della società.   Grande successo per il primo appuntamento Tecno Talks, il ciclo di eventi con relatori internazionali sui temi della sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria. I Tecno Talks sono parte del nostro polo italiano della sostenibilità. Una nuova sfida che ci prepariamo ad affrontare in compagnia di un grande esperto della materia, Paolo Taticchi, che diventa ufficialmente membro del nostro Advisory Board per la sostenibilità.   Modelli d’impresa sostenibili e innovativi: il polo italiano della sostenibilità   Nasce il polo italiano della sostenibilità, l’hub dedicato alle imprese che intendono avviare strategie sostenibili per favorire la crescita e la resilienza aziendale.   Il polo è frutto della collaborazione tra più partner, coordinati da Tecno; insieme per guidare le imprese verso nuovi modelli di business sostenibili e innovativi, all’insegna di impegno ambientale, sociale ed esperienza digitale.   Parte integrante del progetto sono gli eventi di approfondimento, i Tecno Talks; momenti di incontro e di confronto pensati per promuovere e diffondere la cultura della sostenibilità nelle imprese. I Tecno Talks sono caratterizzati dalla presenza di partner internazionali, esperti in diversi ambiti che aiuteranno i partecipanti a comprendere le peculiarità, le opportunità e le difficoltà dell’approccio sostenibile.   Sostenibilità d’impresa: via al primo dei Tecno Talks   Lo scorso 26 luglio, nelle sale settecentesche del Palazzo Ischitella, sede storica della nostra azienda, si è tenuto il convegno “Sostenibilità d’impresa: investire ed essere competitivi, creando valore in un mondo che cambia”. Il primo evento del ciclo di approfondimenti che lancia il neo polo italiano della sostenibilità.   Tra i relatori partner importanti, quali: Certiquality, V-Finance, Elite ed Assonime, ha contribuito a favorire il grande successo ottenuto, con la partecipazione di un pubblico vasto e attento, in presenza e in streaming.   L’evento, moderato da Simone Filippetti del Sole 24 Ore, ha coinvolto più relatori: Giovanni Lombardi, il nostro Presidente; Margherita Bianchini, vicedirettore di Assonime; Anna Lambiase, fondatrice e AD di V-Finance; Vincenzo Borrelli, industry manager builiding & construction Certiquality; Marta Testi, AD Elite – Gruppo Euronext e Paolo Taticchi, professore in Strategy & Sustainability precco UCL e Imperial College di Londra.   Il convegno ha rappresentato anche l’occasione per annunciare pubblicamente l’ingresso di Paolo Taticchi del nostro Advisory Board della sostenibilità.   Il contesto: finanza sostenibile, evoluzione normativa ed esigenza di strumenti garantiti   L’ultimo anno è stato piuttosto complicato per le imprese, che hanno dovuto confrontarsi con le difficoltà del Covid-19 e con le novità che quest’ultimo ha contribuito ad accelerare.   Parliamo della rapida trasformazione che la finanza sostenibile sta apportando all’ecosistema del mercato dei capitali; dell’evoluzione della normativa europea sui temi della sostenibilità d’impresa; dell’esigenza delle aziende di adottare strategie e strumenti utili a favorire la loro resilienza nel tempo.   La costruzione di un approccio imprenditoriale sostenibile e innovativo è la soluzione a tutto questo. Lo stesso Paolo Taticchi afferma: “Sono convinto che la sostenibilità, se affrontata in maniera corretta, può essere una leva competitiva per le aziende”.   Ma la sostenibilità, l’approccio sostenibile non va improvvisato. Bisogna costruirlo con l’ausilio di partner competenti in materia, perché la strada della sostenibilità prima che intrapresa va compresa. Solo le imprese che riusciranno realmente a comprendere le opportunità e i diversi ambiti di intervento della sostenibilità potranno generare valore e assicurarsi un posto in prima fila nel mercato internazionale del prossimo decennio.   Questo è il nostro contesto. Queste sono le imprese a cui ci rivolgiamo per sviluppare insieme un percorso volto alla sostenibilità aziendale, con servizi e prodotti sostenibili e digitali, trasparenti e garantiti.   Paolo Taticchi entra a far parte dell’Advisory Board per la sostenibilità di Tecno   “Tecno è un’azienda che da tempo guarda al futuro, investendo su due tematiche che sono chiave per la competitività delle imprese, ovvero la trasformazione digitale e la trasformazione sostenibile, e le due cose sono ovviamente collegate”. Paolo Taticchi   Il professore in Strategy & Sustainability presso UCL e Imperial College di Londra, il Deputy Director (vice preside) per gli MBA e le attività globali accetta di entrare a far parte del nostro Advisory Board per la sostenibilità.   Insieme aiuteremo le aziende a sviluppare modelli di business compatibili con l’Agenda 2030; studieremo metodi efficaci e progetteremo prodotti capaci di generare valore per le imprese e per la società.   Con Paolo Taticchi continueremo a fortificare il nostro valore aggiunto, l’approccio imprenditoriale. Continueremo dunque ad offrire non solo prodotti e servizi, bensì l’opportunità di creare un percorso di crescita comune, essenziale in un ambito complesso come quello della sostenibilità.   Guarda il video ufficiale e seguici sui nostri canali social per restare informato sulle nostre iniziative e sui prossimi Tecno Talks.

Garanzia appalti pubblici: come risparmiare con le certificazioni aziendali

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Articolo aggiornato in data 05/08/2022 Negli appalti pubblici sono obbligatoriamente richieste la garanzia provvisoria e la garanzia definitiva. Ma cosa sono e qual è il loro scopo? Analizziamolo insieme e scopriamo come ottenere una riduzione dell’importo della garanzia negli appalti pubblici grazie alle certificazioni aziendali.   In breve    Partecipare agli Appalti Pubblici comporta l’obbligo della garanzia. Vi sono due tipi di garanzie da presentare alla stazione appaltante:   Garanzia provvisoria: va consegnata nel momento in cui si presenta l’offerta. Può essere sotto forma di cauzione (contanti, bonifico, assegno circolare) o di fideiussione, mediante banca o ente assicurativo; Garanzia definitiva:  va consegnata una volta aggiudicato il bando/appalto e sostituisce la garanzia provvisoria. Può essere presentata sotto forma di cauzione o fideiussione. A quanto corrisponde la garanzia negli appalti pubblici? La garanzia provvisoria corrisponde al 2% del prezzo base indicato nel bando. La garanzia definitiva corrisponde al 10% dell’importo contrattuale. Vuoi risparmiare sul costo della garanzia?  Certifica la tua azienda per ottenere una riduzione sull’importo della garanzia, fino al 50%. Qui trovi l’elenco completo delle certificazioni.   Garanzia provvisoria appalti pubblici: cos’è   Il codice dei contratti pubblici – D. lgs. n. 50 del 18 aprile 2016 – prevede che gli offerenti (aziende/imprese interessate all’appalto) consegnino alla stazione appaltante la garanzia provvisoria. Lo scopo della garanzia provvisoria è tutelare la stazione appaltante sulla serietà e sull’affidabilità delle offerte ricevute. Rientra nella documentazione prevista dal bando di gara e rappresenta l’impegno dell’appaltatore nel caso di aggiudicazione dell’offerta. L’offerta delle amministrazioni pubbliche nei bandi di gara è sempre corredata da una garanzia provvisoria, la quale corrisponde al 2% del prezzo base indicato nel bando. Può essere sotto forma di cauzione (contanti, bonifico, assegno circolare) o garanzia fideiussoria. La stazione appaltante ha la facoltà di variare la percentuale della garanzia riducendola all’1% o aumentandola fino al 4%; ciò per adeguare l’importo alla richiesta e ai rischi connessi. Le caratteristiche della garanzia provvisoria   La garanzia provvisoria copre la mancata sottoscrizione del contratto da parte dell’offerente, a seguito dell’aggiudicazione; è svincolata automaticamente in fase di sottoscrizione del contratto tra l’offerente scelto e la stazione appaltante. Quest’ultima provvede a svincolare la garanzia nei confronti degli altri concorrenti (non aggiudicatari) entro 30 giorni dall’aggiudicazione. L’art.1 comma 4 del D. lgs 16 luglio 2020 n.76 stabilisce le “procedure di incentivazione degli investimenti durante il periodo emergenziale in relazione all’aggiudicazione dei contratti pubblici sotto soglia”. Definisce, quindi, che la stazione appaltante può non richiedere la garanzia provvisoria, o dimezzare l’importo richiesto rispetto a quello previsto dall’art. 93. Queste condizioni possono essere applicate solo se ricorrono specifiche esigenze, tali da giustificare l’assenza della garanzia; in tal caso deve essere indicato nell’avviso del bando di gara o in un altro atto equivalente.   Garanzia definitiva appalti pubblici: cos’è   La garanzia definitiva sostituisce quella provvisoria. Una volta aggiudicato il contratto di appalto, va consegnata all’ente appaltante insieme all’offerta di gara (art. 103 D. lgs. 50/2016). Se l’appaltatore non presenta la garanzia definitiva l’aggiudicazione decade; la stazione appaltante acquisisce così la garanzia provvisoria e aggiudica l’appalto al secondo in graduatoria.   Garanzia definitiva: qual è l’obiettivo?   La garanzia definitiva è pari al 10% dell’importo contrattuale; può essere presentata come cauzione definitiva o sotto forma di fideiussione.   garantisce che le obbligazioni contrattuali siano rispettate dal soggetto che si aggiudica l’appalto; copre il mancato o inesatto adempimento degli obblighi previsti dal contratto di appalto; tutela la stazione appaltante e la risarcisce nel momento in cui l’aggiudicatario del contratto di appalto non è in grado di portare a buon fine quanto richiesto.   Lo svincolo della garanzia definitiva avviene in maniera progressiva, nel limite massimo dell’80% dell’importo garantito. La parte rimanente viene trattenuta fino all’emissione del certificato di regolare esecuzione o fino a 12 mesi dalla data di ultimazione dei lavori. Lo svincolo è automatico.   Fideiussione appalti pubblici: come richiedere la garanzia   La garanzia fideiussoria può essere rilasciata dalle imprese bancarie o assicurative che rispondono ai requisiti di solvibilità, oppure da intermediari finanziari regolarmente iscritti all’albo, secondo l’art. 106 del D. lgs. n. 385. È l’appaltatore che sceglie la modalità. La garanzia deve prevedere la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore principale; ciò vuol dire che la stazione appaltante, in caso di problemi con l’esecuzione del contratto, si rivolge direttamente all’istituto che ha rilasciato la garanzia (non all’offerente). La garanzia di fideiussione per gli appalti pubblici deve avere validità per almeno 180 giorni da quando è stata presentata l’offerta. Nel bando può, però, essere richiesto che la garanzia abbia validità minore o maggiore, in base alla durata dell’offerta. La stazione appaltante, nel corso della procedura, può richiedere un rinnovo di garanzia; ciò se al momento della scadenza non è ancora stata aggiudicata nessuna offerta.   Risparmia sulla garanzia negli appalti pubblici, affidati alle nostre certificazioni aziendali   Partecipare alle gare d’appalto comporta costi notevoli legati all’obbligatorietà della garanzia. Le tassazioni degli enti assicurativi e bancari dipendono da vari fattori, tra cui lo stato patrimoniale dell’azienda, il merito creditizio e il cronoprogramma previsto dal contratto di appalto per lavori, servizi o forniture.   L’importo della garanzia provvisoria e della garanzia definitiva non sono sbloccati immediatamente; ottenere una riduzione sul costo della garanzia e dell’eventuale rinnovo rappresenta un grande vantaggio e un importante risparmio per la tua azienda.   L’art. 93 del codice dei contratti pubblici applica una riduzione sull’importo della garanzia per le imprese che posseggono determinate certificazioni aziendali, rilasciate da organismi accreditati:   riduzione del 50%: certificazione del sistema di qualità ISO 9000, ISO 45000, ISO 17000; riduzione del 30%: sistema comunitario di ecogestione e audit EMAS, rating di legalità, rating di impresa, certificazione SA 8000, certificazione OHSAS 18001, certificazione ISO 50001 (Sistema di Gestione dell’Energia), UNI 11352, certificazione ISO 27001 e certificazione della parità di genere di cui all’art. 46-bis del Codice delle Pari Opportunità; riduzione del 20%: certificazione ambientale ISO 14001, marchio di qualità ecologica dell’Unione europea ECOLABEL; riduzione del 15%: certificazione carbon footprint ai sensi della norma ISO 14067, inventario dei gas ad effetto serra ai sensi

Bando economia circolare 2021: una nuova opportunità per le imprese lombarde

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Aperto il Bando innovazione delle filiere di economia circolare in Lombardia. Vediamo nel dettaglio chi può partecipare, quali sono gli interventi agevolabili e le spese ammesse al contributo.   Economia circolare: nuovi modelli d’impresa per le PMI lombarde   Il Bando economia circolare 2021 è rivolto alle micro, piccole e medie imprese della Lombardia. Il Bando è attivato dalla Regione Lombardia e dal Sistema camerale lombardo. Il contributo a fondo perduto ha un importo massimo di 120.000 euro e un’intensità pari al 40% delle sole spese ammissibili. Le domande vanno presentate entro il 15 luglio 2021, in modalità telematica.   Quali sono gli obiettivi del Bando economia circolare 2021   L’economia circolare rappresenta l’opportunità per creare nuovi modelli d’impresa e innovare quelli esistenti. Gli obiettivi del Bando economia circolare 2021 sono:   favorire la transizione verso un modello di economia circolare riqualificare i settori e le filiere lombarde accrescere la competitività sui mercati rendere possibile la simbiosi industriale   Una crescita sostenibile delle imprese e delle filiere prevede che l’innovazione e i cambiamenti riguardino tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti: approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, raccolta, fine vita. Ciò rende possibile anche un vantaggio competitivo delle imprese sul mercato.   I requisiti delle imprese partecipanti   I progetti possono essere presentati in forma singola o in aggregazione, formata da almeno 3 imprese rappresentanti la filiera. Le imprese beneficiarie devono rispettare i seguenti requisiti:   avere una sede operativa in Lombardia essere iscritte nel registro imprese delle Camere di Commercio della Lombardia essere in regola con il pagamento del diritto camerale annuale non essere imprese in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019 non trovarsi in stato di fallimento, liquidazione anche volontaria, amministrazione controllata, concordato preventivo o altra situazione equivalente avere legali rappresentanti, amministratori, soci, per i quali non sussistano cause di divieto, decadenza o sospensione non avere forniture in essere con una delle Camere di Commercio lombarde   In caso di aggregazione possono partecipare anche soggetti che non sono MPMPI (per esempio grandi imprese, centri di ricerca, associazioni di categoria, società consortili). Sono considerate nel piano di investimento proposto e in sede di valutazione del progetto, ma per eventuali spese sostenute non possono beneficiare dei contributi messi a disposizione.   Interventi agevolabili e spese ammesse   Le imprese devono presentare un progetto che rientri in uno dei seguenti ambiti:   innovazione di prodotto/processo per un utilizzo efficiente delle risorse e di sottoprodotti in cicli produttivi, riduzione della produzione di rifiuti e riutilizzo di beni e materiali; innovazione di prodotto/processo per la produzione e l’utilizzo di prodotti da recupero di rifiuti (end of waste);   attività di preparazione per il riutilizzo (es. processi di remanufacturing);   progettazione e sperimentazione di modelli tecnologici integrati finalizzati al rafforzamento della filiera;   sperimentazione e applicazione di strumenti per l’incremento della durata di vita dei prodotti ed il miglioramento del loro utilizzo e della loro riciclabilità (eco-design);  implementazione di strumenti e metodologie per l’uso razionale delle risorse naturali;   riconversione della produzione finalizzata alla realizzazione di nuovi materiali, prototipi, sviluppo di dispositivi e/o componenti anche in ambito medicale o per la sicurezza sul lavoro.     Il contributo a fondo perduto è assegnato ad ogni singola impresa partecipante. Sono ammesse esclusivamente le spese sostenute per:   consulenza, tra cui collaborazione con enti di ricerca, check up tecnologici, analisi del ciclo di vita del prodotto o servizio, come l’LCA Life Cycle Assessment; investimenti in attrezzature tecnologiche (acquisto o leasing) e programmi informatici da utilizzare per la realizzazione del progetto; assistenza e costi di acquisizione delle certificazioni ambientali di processo e di prodotto, tra cui ISO 14001, EMAS, ECOLABEL, EPD dichiarazione ambientale di prodotto; assistenza e costi di acquisizione delle certificazioni tecniche e di eventuale registrazione REACH; servizi software/hardware e prodotti relativi al progetto; materiali e forniture strumentali utili alla realizzazione del progetto (inclusi prototipi); tutela della proprietà industriale; personale aziendale dedicato al progetto.   Le spese devono essere sostenute entro il 15 ottobre 2022. L’importo complessivo dell’investimento non può essere inferiore a 40.000 euro.   Progetti, punteggi e premialità   Ai fini della ripresa economica, il Bando intende sostenere le seguenti attività:   progetti che promuovono il riuso e l’utilizzo di materiali riciclati, di prodotti e sottoprodotti o residui derivanti da cicli produttivi; ciò per evitare materie prime vergini e ridurre la produzione di rifiuti; progetti che tengono conto dell’intero ciclo di vita del prodotto secondo la metodologia Life Cycle Thinking – Eco-design; progetti che rientrano nei due punti precedenti, quindi soluzioni che riguardano prototipi e sviluppo di nuovi materiali, dispositivi e/o componenti in ambito medicale o per la sicurezza sul lavoro. Il Bando prevede una procedura valutativa a graduatoria. I progetti possono essere ammessi solo se hanno raggiunto un punteggio minimo di 65 punti su 100. È possibile ottenere punti di premialità per i progetti che riguardano:   prodotti e servizi che rientrano nelle categorie individuate con i CAM Criteri Ambientali Minimi, definiti dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito del GPP; utilizzo di sottoprodotti per l’approvvigionamento dei materiali da introdurre nei cicli produttivi in alternativa alle materie prime vergini; possesso del rating di legalità o attestazione inerente azioni di Responsabilità sociale delle imprese coerenti con gli obiettivi del Bando; utilizzo di prodotti da recupero rifiuti all’interno di cicli produttivi.   Con la certificazione EPD dimostri che i tuoi prodotti rispettano i requisiti CAM Criteri Ambientali Minimi e ottieni maggiore punteggio nella graduatoria del Bando.   Non perdere questa importante opportunità per la tua azienda. Contattaci adesso e partecipa al Bando economia circolare 2021.

Bando voucher digitali I4.0 MPMI Salerno: accedi ai contributi per la digitalizzazione

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La camera di Commercio di Salerno eroga contributi alle MPMI. Vediamo cosa riguarda nello specifico il Bando e quali sono gli interventi che possono usufruire del contributo.   Il Bando voucher digitali I4.0 – Anno 2021 intende finanziare la realizzazione di progetti per iniziative di digitalizzazione, anche finalizzati ad approcci green oriented. Le agevolazioni avverranno tramite l’utilizzo di contributi a fondo perduto (voucher). I voucher sono determinati per il 100% dei costi ammissibili, fino all’importo unitario di 10 mila euro. Le domande possono essere presentate dal 1 al 31 luglio 2021 in modalità telematica.   Gli obiettivi del Bando PID 2021   La Camera di commercio di Salerno promuove la diffusione della cultura e della pratica digitale nelle Micro, Piccole e Medie Imprese, di tutti i settori economici. Ciò nell’ambito delle attività previste dal Piano Transizione 4.0 a seguito del Decreto del MiSE che ha approvato il progetto PID – Punto Impresa Digitale. Gli obiettivi nello specifico sono:   sviluppare la capacità di collaborazione tra MPMI e con soggetti qualificati nel campo di utilizzo delle tecnologie I4.0, attraverso la realizzazione di progetti mirati a modelli di business 4.0 e green oriented; promuovere l’utilizzo di servizi o soluzioni focalizzati su nuove competenze e tecnologie digitali, come da strategia del Piano Transizione 4.0; favorire interventi di digitalizzazione e automazione funzionali alla continuità operativa delle imprese durante l’emergenza sanitaria Covid-19 e alla ripartenza post emergenza.       Sarà riconosciuta una premialità di 250 euro alle imprese in possesso del rating di legalità.   Chi può accedere al Bando?   Possono accedere al Bando le imprese che soddisfano i seguenti requisiti:   sono Micro, Piccole e Medie imprese hanno sede legale e/o unità operativa nella circoscrizione territoriale della Camera di commercio di Salerno sono iscritte regolarmente al Registro delle Imprese sono in regola con il pagamento del diritto annuale non sono in stato di fallimento, liquidazione (anche volontaria) amministrazione controllata, concordato preventivo o altra situazione equivalente hanno legali rappresentanti, amministratori e soci su cui non ricadono cause di divieto, decadenza e sospensione hanno assolto agli obblighi contributivi e sono in regola con le normative sulla salute e sicurezza sul lavoro   non hanno forniture in essere con la Camera di commercio di Salerno     Sono ammessi investimenti di importo non inferiore a 5.000 euro.   Progetti del Bando PID: gli ambiti tecnologici   Gli ambiti tecnologici di innovazione digitali specificati nel Bando devono riguardare almeno una tecnologia dell’elenco 1, con un’eventuale aggiunta di una o più tecnologie presenti nell’elenco 2. Nell’elenco 1 sono presenti:   robotica avanzata e collaborativa interfaccia uomo-macchina manifattura additiva e stampa 3D prototipazione rapida internet delle cose e delle macchine cloud, fog e quantum computing cyber security e business continuity big data e analytics intelligenza artificiale blockchain soluzioni tecnologiche per la navigazione immersiva, interattiva e partecipativa simulazione e sistemi cyberfisici integrazione verticale e orizzontale soluzioni tecnologiche digitali di filiera per l’ottimizzazione della supply chain soluzioni tecnologiche per la gestione e il coordinamento dei processi aziendali con elevate caratteristiche di integrazione delle attività (es. ERP, MES, PLM, SCM, CRM) e tecnologie di tracciamento ( es. RFID, barcode) sistemi di e-commerce sistemi per smart working e telelavoro soluzioni tecnologiche digitali per l’automazione del sistema produttivo e di vendita che favoriscano forme di distanziamento sociale come misura legata al Covid-19 connettività a Banda Ultralarga   Nell’elenco 2 rientrano:   sistemi di pagamento mobile e/o via internet sistemi fintech sistemi EDI Electronic Data Interchange geolocalizzazione tecnologie per l’in-store customer experience system integration applicata all’automazione dei processi tecnologie della NPR Next Production Revolution programmi di digital marketing   Queste tecnologie sono propedeutiche o complementari a quelle dell’elenco 1.   Quali sono le spese ammissibili?   Sono ammesse all’agevolazione le spese per:   servizi di consulenza e/o formazione relativi a tecnologie presenti nell’elenco 1 acquisto di beni e servizi strumentali, inclusi dispositivi e spese di connessione funzionali all’acquisizione delle tecnologie previste   In fase di presentazione della domanda è necessario specificare a quali ambiti tecnologici si riferiscono le spese; queste possono essere sostenute dalla data di presentazione della domanda fino al 120° giorno successivo alla data di comunicazione del provvedimento di concessione all’impresa.   Con kontrolON accedi al Bando PID Salerno 2021   Il nostro prodotto kontrolON è conforme ai sistemi digitali citati nel Bando.   KontrolON è il sistema integrato che monitora in tempo reale l’energia impiegata durante la produzione, le emissioni di CO2, il funzionamento e il rendimento degli impianti, dei singoli macchinari o di intere linee di produzione. Identifica fermi macchina, produzione sotto soglia e sprechi di risorse.   Le domande di contributo saranno accettate secondo una procedura valutativa a sportello, in ordine cronologico di presentazione della domanda.   La disponibilità dei fondi è limitata, non perdere l’occasione di accedere ad un’interessante opportunità per la tua impresa, affidati a Tecno per ottenere fino a 10.000 euro a fondo perduto.   Contattaci subito!  

Direttiva europea plastica monouso e plastic tax: come sostenere l’economia circolare

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Questo contenuto è stato aggiornato in data 04/01/2022 Le norme Ue sui prodotti in plastica monouso intendono prevenire e ridurre l’impatto ambientale, sull’ambiente marino e sulla salute umana; promuovono la transizione verso un’economia circolare con modelli di business, prodotti e materiali innovativi e sostenibili. Affinché il ciclo di vita della plastica diventi circolare è necessario trovare una soluzione per la crescente produzione di rifiuti in plastica e per la loro dispersione nell’ambiente. La Direttiva europea plastica monouso è entrata in vigore nel 2019. Quest’anno scatta l’obbligo di recepimento da parte degli Stati membri. La plastic tax si allinea alla Direttiva europea SUP. Due misure europee con finalità in comune, ma diverse tra loro. Facciamo chiarezza.   Direttiva SUP: cos’è e quali sono gli obiettivi   La Direttiva SUP – Single Use Plastic – intende prevenire e ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana, causato da alcuni prodotti in plastica monouso, prodotti in plastica oxo-degradabile e attrezzi da pesca contenenti plastica. La plastica oxo-degradabile contiene additivi che, attraverso l’ossidazione, comportano una frammentazione della plastica o decomposizione chimica. La Direttiva europea promuove, in ottica di economia circolare, prodotti e sistemi riutilizzabili, sostenibili, non tossici e prodotti monouso. Contribuisce al conseguimento dell’obiettivo 12 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.   Quali sono i prodotti in plastica monouso   I prodotti in plastica monouso sono destinati ad essere utilizzati una volta sola o per un breve periodo, prima di essere gettati. Sono esclusi dalla definizione di plastica monouso i prodotti progettati e immessi sul mercato che durante il loro ciclo di vita sono riutilizzati per la stessa finalità per cui sono stati concepiti.   Solo se le alternative sostenibili sono facilmente disponibili e convenienti, i prodotti in plastica monouso sono vietati dal 3 luglio 2021. I prodotti a cui è applicato il divieto sono: bastoncini cotonati, posate, cannucce, agitatori e bastoncini per palloncini, tazze, contenitori in polistirene espanso per alimenti e bevande e tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile.   Limitare l’uso della plastica monouso: le misure Ue   L’economia dell’Unione europea può diventare più resiliente e competitiva; ciò preservando il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile. Per limitare l’uso dei prodotti in plastica monouso, l’Unione europea mette in atto le seguenti attività:   ridurre i consumi attraverso campagne di sensibilizzazione; introdurre nuovi requisiti di progettazione; introdurre requisiti di etichettatura, informare i consumatori sul contenuto di plastica dei prodotti, sulle opzioni di smaltimento e sugli eventuali danni arrecati all’ambiente in caso di plastica dispersa nell’ambiente; introdurre obblighi di gestione dei rifiuti e risanamento per i produttori, compresi i regimi di responsabilità estesa del produttore.   L’Ue punta a due obiettivi in particolare per quanto riguarda l’uso della plastica monouso:   raccolta differenziata del 77% per le bottiglie di plastica entro il 2025 e del 90% entro il 2029; plastica riciclata al 25% nelle bottiglie per bevande in PET dal 2025 e del 30% in tutte le bottiglie dal 2030.   I rifiuti che più inquinano le spiagge d’Europa sono i tappi e i coperchi di plastica dei contenitori utilizzati per le bevande. Per questo motivo i contenitori per bevande dovrebbero essere immessi sul mercato solo se rispettano determinati requisiti di progettazione (ad esempio se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per tutta la durata d’uso del prodotto).   Informare per prevenire: la corretta gestione della plastica monouso   Per prevenire la dispersione dei rifiuti nell’ambiente e metodi impropri di smaltimento dei rifiuti di plastica, è necessario che i consumatori e coloro che utilizzano attrezzi da pesca, siano correttamente informati su:   disponibilità di alternative riutilizzabili sistemi di riutilizzo migliori modalità di gestione dei rifiuti e/o quelle da evitare impatto ambientale causato da pratiche scorrette percentuale del contenuto di plastica presente nei prodotti in plastica monouso e attrezzi da pesca impatto sulla rete fognaria dello smaltimento improprio dei rifiuti   Gli Stati membri devono provvedere ad istituire regimi di responsabilità estesa del produttore per gli attrezzi da pesca contenenti plastica immessi sul loro mercato.   Cos’è la plastic tax   La plastic tax è l’imposta sul consumo di manufatti in plastica monouso – MACSI. L’entrata in vigore è stata fissata al  1° gennaio 2023, a seguito di diversi rinvii. Sono introdotte le seguenti novità:   ampliamento dell’obbligo di tassa ad altri soggetti (residenti o non residenti nel territorio nazionale che vendono MACSI ottenuti in un impianto di produzione da un altro soggetto nazionale); aumento dell’importo minimo per eseguire il pagamento (pari a 10,00 euro); estensione dei poteri di verifica e controllo da parte dell’Agenzia delle Dogane, con un ribasso del regime sanzionatorio in caso di violazioni (da 250 a 2500 euro a seconda della violazione).   L’obiettivo della plastic tax è disincentivare l’uso di prodotti che contengono plastica monouso utilizzata per il contenimento, la protezione, la manipolazione e la consegna di prodotti alimentari o altro tipo di merci.   Chi è obbligato al pagamento della plastic tax?   Il pagamento della plastic tax è obbligatorio per:   il fabbricante: per i MACSI realizzati nel territorio nazionale il soggetto che acquista i MACSI da altri Paesi Ue o che li cede, se acquistati da un consumatore finale l’importatore di MACSI provenienti da Paesi terzi   La tassa da pagare equivale a 0,45 euro al kg per materia plastica contenuta nei MACSI. Se vuoi saperne di più sulla plastic tax, consulta il nostro approfondimento.   Certificazione ReMade in Italy: diventa un’azienda virtuosa con noi   Le aziende virtuose sono escluse dal pagamento della plastic tax e sono premiate con il riconoscimento di un credito d’imposta. Si tratta di aziende attive nel settore MACSI, che fanno ricorso ad un adeguamento tecnologico per la produzione di manufatti compostabili, ai sensi dello standard EN 13432. Sono, inoltre, esclusi:   dispositivi medici MACSI utilizzati per contenere e proteggere i medicinali prodotti riciclati o con una percentuale di plastica inferiore al 40%   ReMade in Italy è la certificazione per il contenuto di materia riciclata;

Sustainable Development Goals: tutto sugli SDGs

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Ecco cosa sono gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da cosa derivano e in che modo interessano l’Europa e le imprese italiane.   Hai già sentito parlare degli SDGs, ma non sai bene di cosa si tratta, oppure vuoi sapere in che modo questi interessano anche le aziende? Scopriamolo insieme. Vediamo cos’è lo sviluppo sostenibile, quali sono gli obiettivi fissati per raggiungerlo, in che contesto nascono e quali benefici riservano alle aziende.   Obiettivi di sviluppo sostenibile: cosa sono gli SDGs   La sigla SDGs è l’abbreviazione di Sustainable Developments Goals e traduce la definizione italiana di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS). Si tratta dei punti che nel 2015 l’ONU ha individuato per poter raggiungere lo sviluppo sostenibile entro il 2030.   Cosa s’intende per sviluppo sostenibile? L’ONU definisce sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni“.   L’Italia è tra i 193 Paesi che hanno scelto di contribuire firmando l’Agenda 2030, il programma che sta alla base degli SDGs, e attuando politiche e misure interne che interessano anche le imprese.   SDGs: quali sono e a cosa servono   Gli SDGs sono 169, raggruppati in 17 macro-obiettivi e concentrati intorno alle cosiddette 5 P: persone, prosperità, pace, partnership e pianeta. Ecco quali sono i 17 macro-obiettivi:   Sconfiggere la povertà Sconfiggere la fame Salute e benessere Istruzione di qualità Parità di genere Acqua pulita e servizi igienico-sanitari Energia pulita e accessibile Lavoro dignitoso e crescita economica Imprese, innovazione e infrastrutture Ridurre le disuguaglianze Città e comunità sostenibili Consumo e produzione responsabili Lotta contro il cambiamento climatico Vita sott’acqua (salvaguardia degli oceani) Vita sulla terra (salvaguardia degli ecosistemi terrestri) Pace, giustizia e istituzioni solide Partnership per gli obiettivi   I 169 obiettivi, racchiusi in questi 17 punti, servono ai Paesi firmatari dell’Agenda 2030 a orientare le proprie politiche interne, per tenere ben presente su cosa agire e in che ottica farlo. Per tutti gli altri enti, incluse le imprese private, gli SGDs fungono da metriche comparabili, servono cioè a misurare i progressi fatti in ottica di sviluppo sostenibile e definire il proprio grado di sostenibilità.   Dal Protocollo di Kyoto all’Agenda 2030: da cosa nascono gli SDGs   Nel 1997 viene pubblicato il Protocollo di Kyoto, o Trattato di Kyoto. Il programma ratificato da 192 Paesi, attuato a partire dal 2005, che fissa al 2015 il raggiungimento di obiettivi specifici: agire per ridurre le emissioni di gas nocivi per l’ambiente e causa di inquinamento, per portare i dati delle emissioni a livelli inferiori rispetto a quelli registrati nel 1990.   La deadline, ossia la scadenza fissata per raggiungere questi obiettivi era il 2015; poi con l’accordo di Doha, l’estensione del protocollo è stata prolungata dal 2012 al 2020, con ulteriori obiettivi di taglio delle emissioni serra.   Trascorso l’anno 2020 e allo scadere degli obiettivi precedenti, gli Stati dell’ONU firmano un nuovo programma d’azione: l’Agenda 2030. Questa volta, però, i Paesi firmatari sono 193, l’obiettivo da raggiungere è lo sviluppo sostenibile (169 goals racchiusi in 17 punti) e la deadline è l’anno 2030.   Perché gli SDGs sono importanti per le imprese?   Chiariamo un concetto: gli SDGs non rappresentano alcun obbligo per le imprese, non sono né un bollino da acquisire né una certificazione da ottenere.   La relazione tra SDGs e privati si basa sul fatto che il business rappresenta il principale motore dello sviluppo sostenibile. Dunque, se i Paesi firmatari dell’Agenda 2030 devono impegnarsi per raggiungere gli obiettivi del programma, per farlo hanno bisogno delle imprese che caratterizzano il loro territorio.   Imprese, aziende, enti pubblici e organizzazioni sono oggi incentivate a produrre, proporre, costruire, agire in maniera sostenibile, quindi ad aumentare la loro redditività senza danneggiare l’ambiente e la società.   Questa è la direzione attuale e dei prossimi anni. L’UE ha messo in atto diverse strategie per favorire lo sviluppo sostenibile e l’Italia ha già scelto di premiare e supportare le sole attività che da oggi saranno in grado di adottare modelli di business innovativi e sostenibili, garantendo loro l’accesso a nuovi mercati, a fonti finanziarie e a nuove opportunità di guadagno.   Le misure nazionali per la promozione dell’Agenda 2030 e lo sviluppo sostenibile   Negli anni sono nate diverse organizzazioni dedite alla promozione dei temi trattati dagli SDGs.   Nel 2005 nasce la GCAP, coalizione italiana contro la povertà. Un movimento globale a cui partecipano organizzazioni, aziende, cittadini e altre realtà che condividono lo stesso scopo: contrastare ogni meccanismo che genera povertà e disuguaglianza nel mondo, in ottica SDGs. La coalizione ha contribuito anche a processi come il G20 e l’Agenda 2030 ed è oggi un interlocutore chiave della società civile per le istituzioni italiane.   Nel 2016 nasce poi l’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile; lavora per accrescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e per mobilitare la nazione verso gli obiettivi SDGs.   Per sollecitare il cambiamento delle aziende e delle imprese italiane, nel 2017 viene approvata la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS). Affidata al Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero della Transizione Ecologica), questa strategia diventa il quadro strategico di riferimento per le politiche settoriali e territoriali della nazione.   Lo sviluppo sostenibile in Italia e la risposta delle imprese: a che punto siamo?   Con la crisi generata dal Covid-19 molte imprese hanno scelto di confermare o avviare un percorso finalizzato all’adozione di un modello di produzione più consapevole. Diverse aziende hanno dimostrato di essere pronte a: impegnarsi per fronteggiare le strategie politiche nazionali, ripartire e basare la propria crescita futura sulla sostenibilità.   Questo cambiamento è incoraggiato anche dal valore che la sostenibilità sta acquisendo in campo finanziario, ma anche bancario. Il Rapporto ASviS 2020 ricorda che nonostante la crisi, l’UE è riuscita ad attuare due importanti azioni dell’Action Plan 2018: il Regolamento Ue 2020/852 e la proposta della nuova Direttiva sul reporting di sostenibilità. Il primo intervento istituisce il sistema unitario per la classificazione delle attività aziendali sostenibili (Tassonomia Ue); il secondo è finalizzato

Come raggiungere sostenibilità, competitività ed efficienza nella produzione vinicola

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Gli interventi di efficienza energetica e i processi produttivi sostenibili contribuiscono ad aumentare il senso di responsabilità e di scelta da parte dei consumatori. Il cliente finale predilige prodotti regionali e nazionali sempre più attenti alla sicurezza alimentare, agli effetti sulla salute, alla produzione sostenibile, alla responsabilità sociale.   Il nuovo approccio dei produttori è orientato alle esigenze dei consumatori, nel rispetto per l’ambiente, per le risorse naturali e per la qualità dei prodotti. Realizzare produzioni e lavorazioni competitive, efficienti e di qualità rappresenta un’esigenza per il settore vinicolo e per l’intera filiera agroalimentare. Approfondiamo come raggiungere sostenibilità, competitività ed efficienza nella produzione vinicola e quali sono gli obiettivi fissati dall’Unione europea per le aziende vinicole.   Il peso dei consumi energetici nei processi della produzione vinicola   La produzione vinicola si basa su processi energivori. É necessaria quindi l’attenzione alle risorse usate nei processi di produzione e ai costi energetici correlati. L’elettricità è la principale fonte di energia utilizzata nelle cantine, in particolare nelle seguenti attività:   controllo della temperatura motori di pompe e presse imbottigliamento conservazione illuminazione   Gran parte dei consumi energetici è rilevata nei processi di fermentazione e di stabilizzazione; il riscaldamento dell’acqua e dei locali sfruttano le risorse provenienti da fonti di energia non rinnovabile, tra cui il gasolio.   Cosa incide sui consumi e sui costi Le dimensioni aziendali influiscono notevolmente sui consumi. Ciò che più incide sui consumi energetici sono le fasi di produzione del vino; inevitabilmente, i costi in uscita ne risentono. Per ottenere un vino di qualità è richiesto un consumo elettrico abbastanza elevato nelle fasi di raffreddamento e invecchiamento. Il vino, infatti, deve essere immagazzinato in condizioni ambientali controllate; attività che solitamente avviene mediante l’uso di pompe di calore, utili al condizionamento durante lunghi periodi di tempo.   Il settore vinicolo è soggetto alla stagionalità della produzione. Questo vuol dire che i consumi energetici sono più elevati tra agosto ed ottobre, periodo della campagna stagionale della produzione vinicola. I restanti mesi sono dedicati ad attività quali confezionamento, immagazzinamento ed attività ausiliarie.   Sostenibilità produttiva e interventi di efficienza energetica   L’utilizzo di tecnologie innovative consente di migliorare la qualità del vino da punto di vista fisico-chimico e accresce la competitività nei mercati nazionali ed internazionali. Sotto il profilo ambientale l’innovazione rafforza la sostenibilità e la competitività dell’intero sistema agroalimentare. La sostenibilità produttiva aumenta l’efficienza del settore agroalimentare, contribuisce ad ottimizzare la produzione, minimizzando gli sprechi e riducendo le emissioni di CO2. Le azioni finalizzate alla riduzione dei diversi impatti ambientali valorizzano il territorio, il prodotto finale e il brand aziendale. Tra quelle più vantaggiose c’è la diagnosi energetica, perché permette di monitorare l’efficienza energetica della tua azienda vinicola: individua e quantifica le opportunità di risparmio energetico; valuta gli interventi utili a migliorare le prestazioni; riduce i costi. Grazie alla diagnosi energetica è inoltre possibile implementare un sistema di gestione dell’energia ISO 50001, favorendo un uso dell’energia più consapevole.   Produzione sostenibile: gli interventi possibili in linea con gli obiettivi dell’Ue per le aziende vinicole   Di fronte alla crescita della popolazione mondiale e ai cambiamenti climatici, l’agricoltura sostenibile e la produzione vinicola giocano un ruolo socio-economico fondamentale in Italia e in Europa. Il sistema vitivinicolo e agroalimentare costituiscono uno dei pilastri dell’economia italiana per fatturato e occupazione, contribuendo in misura significativa al Made in Italy nel mondo.   L’Unione europea è il maggior produttore mondiale di vino, con un’alta percentuale dedicata all’esportazione. Per accrescere il valore e il ruolo delle aziende vinicole, l’Ue fissa importanti obiettivi, quali:   rendere i produttori di vino più competitivi, rafforzando la reputazione dei vini europei; ottimizzare il rapporto tra domanda e offerta, attraverso una gestione più semplice ed efficace del mercato; preservare la viticoltura europea tradizionale, spingendo con innovazione sul piano sociale ed ambientale.   Un prodotto sostenibile è più vendibile sul mercato. Per questo motivo, avviare un percorso di sostenibilità nei processi produttivi, favorisce un ritorno economico, di immagine e di reputazione.   Intraprendi con noi percorsi di ottimizzazione energetica e/o di sostenibilità. Completa il form sottostante per ricevere una prima consulenza gratuita con i nostri esperti. 

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