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Gestione produzione industriale: l’ottimizzazione generata dalla diagnosi delle risorse

Indice dei contenuti

Come ridurre il consumo delle risorse aziendali attraverso la diagnosi delle risorse e l’impiego di beni strumentali.

 

ENEA propone una metodologia per l’analisi delle risorse e dei materiali impiegati nei processi produttivi. È possibile ridurre il consumo delle risorse e ottimizzare il rendimento e i risparmi di un’impresa attraverso la valorizzazione di risorse, materiali e scarti aziendali? Certo che sì!

 

Diagnosi delle risorse: cos’è e a cosa serve

 

La diagnosi delle risorse è uno strumento che analizza le risorse e i materiali impiegati da un’impresa nei processi produttivi. Serve ad efficientare l’uso e la gestione delle risorse, a monitorarne l’impiego e a ridurne il consumo.

 

Si tratta di uno strumento volontario, in quanto – ad oggi – non esiste alcun obbligo normativo che vincoli le imprese ad effettuare la diagnosi delle risorse; a differenza di quanto avviene per la diagnosi energetica. Eppure effettuare la diagnosi delle risorse rappresenterebbe per le imprese una vera opportunità, perché capace di generare benefici economici, sociali e ambientali, importanti per le singole realtà industriali, ma anche per il territorio e la collettività.

 

Infatti, con la diagnosi delle risorse le imprese potrebbero: contabilizzare le risorse impiegate nei processi produttivi o in singole attività; elaborare un piano di efficientamento (che include la diagnosi energetica) e adottare una strategia per competere in maniera efficace sul mercato.

 

Data l’assenza di metodi o linee guida per eseguire la diagnosi delle risorse, ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) ha proposto una metodologia realizzata per il progetto Proper Umbria.

 

ENEA e Proper Umbria: diagnosi delle risorse e valorizzazione degli scarti aziendali come capisaldi dell’economia circolare

 

Il progetto Proper Umbria propone una metodologia per incrementare il riutilizzo degli scarti aziendali basandosi sulla mappatura delle materie prime e dei materiali usati nei processi produttivi e sulla diagnosi delle risorse.

 

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Sviluppumbria e la multinazionale Meccanotecnica Umbria. La metodologia proposta da ENEA prevede quattro fasi:

 

1° fase – raccolta dei dati: in questa fase vanno raccolti i dati circa le risorse impiegate dall’impresa, sia input (acqua, materie prime, energia, ecc.) sia output (prodotti, sottoprodotti, rifiuti, emissioni, servizi, ecc.). I processi produttivi diventano oggetto di analisi per raccogliere informazioni circa: tipologia delle risorse impiegate, modalità di gestione e di destinazione delle stesse.

 

2° fase – individuazione delle pratiche: in questa fase bisogna individuare le giuste pratiche atte a ridurre il consumo delle risorse ed efficientarne l’utilizzo. Lo studio deve comprendere sia l’eventuale implementazione di nuove pratiche aziendali interne – mediante l’impiego di percorsi innovativi e sostenibili – sia nuovi approcci cooperativi e scambi tra aziende – attraverso l’adozione di percorsi di simbiosi industriale.

 

3° fase – analisi: in questa fase vanno analizzati gli elementi di fattibilità tecnico-economica, gli impatti ambientali e il rispetto di vincoli normativi delle opzioni individuate per la valorizzazione delle risorse. L’analisi di fattibilità tecnico-economica considera: i costi e i ricavi derivati dai processi produttivi e dalla gestione delle risorse esistenti in azienda, e quelli derivanti dall’eventuale implementazione di nuovi percorsi. Per l’analisi degli impatti ambientali, invece, si tiene conto dei parametri definiti dai metodi ISO LCA.

 

4° fase – redazione dei manuali: è la fase finale, dedicata alla produzione di manuali operativi secondo le informazioni raccolte e le analisi effettuate, al fine di guidare le imprese verso un uso più efficiente delle risorse in tutte le fasi di attuazione.

 

Il metodo proposto da ENEA mira a valorizzare le risorse impiegate nel processo produttivo e non solo; altro elemento cardine di questa metodologia infatti è la valorizzazione degli scarti aziendali. Cosa significa? Che gli scarti aziendali possono diventare sottoprodotti da vendere ad altre imprese, capaci di re-indirizzarli. È sottoprodotto ciò che diventa riutilizzabile, nel rispetto delle norme e senza arrecare danno all’ambiente.

 

Il progetto Proper Umbria propone una politica aziendale basata sull’economia circolare e sulla simbiosi industriale.

 

Monitoraggio della produzione industriale: facciamolo con beni strumentali

 

L’ottimizzazione del consumo energetico e delle risorse sono, oggi più che mai, elementi da considerare come leve strategiche per la ripresa delle imprese nazionali.

 

È essenziale adottare beni strumentali capaci di monitorare il consumo energetico di un sito produttivo e di singoli impianti di produzione, al fine di definire un piano di efficientamento e ottenere un risparmio economico. Altrettanto fondamentale è la possibilità di analizzare le materie immesse negli impianti di produzione, quantificare i prodotti finiti e gli scarti aziendali al fine di ottimizzare l’intero processo produttivo. È questa la strada da perseguire per raggiungere il successo e il risparmio economico: adottare strumenti tecnologicamente avanzati utili all’analisi completa dei siti produttivi.

 

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