I cambiamenti climatici, seguiti dall’inquinamento delle acque, dell’atmosfera e dalla riduzione delle risorse idriche stanno fortemente influenzando l’opinione pubblica, tanto da condizionare l’andamento della domanda e dell’offerta di un mercato che sembra premiare solo chi è in grado di proporre beni a basso impatto ambientale. Sulla scia dei dati esaminati ed esposti da Certiquality, vediamo come un’azienda vitivinicola può rafforzare la sua presenza nel mercato internazionale con la carbon e la water footprint.
La sostenibilità traina la crescita aziendale
Le aziende vitivinicole che intendono migliorare i profitti e l’immagine della propria impresa possono sfruttare le potenzialità di certificazioni ambientali di rilevanza internazionale. Si tratta di certificazioni che, mediante l’analisi dell’impatto ambientale di uno o più prodotti – ma anche dell’azienda o del singolo processo -, permettono di mostrare a stakeholders, clienti e consumatori il miglioramento delle proprie performance ambientali e la sostenibilità dei prodotti offerti.
Il settore vitivinicolo è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, ecco perché molte aziende hanno scelto di puntare sulla carbon e sulla water footprint, al fine di contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici mediante l’ottimizzazione del processo produttivo.
Carbon e water footprint sono indicatori che aiutano l’azienda a raggiungere traguardi ambientali, migliorando anche la gestione dei costi e di produzione. Inoltre, questi diventano utili strumenti di marketing perché permettono di fornire informazioni dettagliate circa le emissioni di gas serra, il consumo e la degradazione delle risorse idriche dei propri prodotti; dettagli richiesti dai clienti e fondamentali per i consumatori.
Una carbon footprint anche per le aziende vitivinicole
La carbon footprint, o impronta di carbonio, è la misura che quantifica l’entità delle emissioni di gas serra di un prodotto o di un’organizzazione. Nel caso di un prodotto, la determinazione di questo indicatore è scandita dalla metodologia LCA (Life Cycle Assessment), volta ad analizzare le emissioni di gas serra prodotte nell’intero ciclo di vita del bene. La norma internazionale ISO 14067 specifica i principi, i requisiti e le linee guida utili alla quantificazione e alla comunicazione delle emissioni di gas serra di un prodotto.
Secondo un recente studio portato alla luce da Certiquality, una convenzionale bottiglia di vino (in vetro e pari a 0,75 L) determina emissioni di gas serra comprese tra 0.41 e 1.6 kg di CO2 (Christ e Burritt, 2013).
Ogni attività genera emissioni di gas ad effetto serra pericolosi per l’equilibrio climatico.
L’uso massivo di combustibile fossile per la produzione di energia elettrica e di calore determina emissioni di anidride carbonica; l’inadeguato impiego di fertilizzanti e pesticidi comporta emissioni di protossido di azoto; consumi che se non ottimizzati rischiano di danneggiare l’ambiente, ma soprattutto le aziende interessate.
Quali sono le attività legate alla produzione del vino più impattanti in ambito di emissioni di GHG?
- Le attività di vigneto (17%)
- Il packaging (22%)
- Il fine vita, ossia quando il vino viene consumato e la confezione va smaltita (22%)
La determinazione della carbon footprint del vino interessa ogni fase del processo produttivo:
- La viticoltura: che comprende tutte le attività agricole, dall’impianto del vigneto fino alla raccolta dell’uva, considerando anche la dismissione del vigneto e la fase di trasporto dell’uva in cantina;
- La vinificazione: step caratterizzato dalla trasformazione dell’uva in vino che avviene in cantina;
- L’imbottigliamento: fase in cui la bottiglia di vino viene confezionata e che include step come: la produzione delle bottiglie, il risciacquo e l’asciugatura, il riempimento e la tappatura delle bottiglie, l’incapsulatura, l’etichettatura e il posizionamento delle bottiglie nei cartoni.
Water footprint: dal prelievo dell’acqua agli scarichi inquinanti
L’acqua è un bene limitato, una risorsa che comincia a scarseggiare provocando problemi sia ambientali che politici.
Questa è solo una delle ragioni che motiva l’impegno delle aziende a ottimizzare la gestione dell’acqua del proprio processo produttivo o aziendale mediante la determinazione della water footprint, l’impronta idrica.
Questo indicatore consente di quantificare l’entità del consumo di acqua dolce di un processo produttivo, di un prodotto o di un’azienda. La determinazione della water footprint viene definita dalla norma internazionale ISO 14046 e concerne l’applicazione di una metodologia scientifica volta a individuare non solo il consumo di acqua in termini di prelievo, ma anche in termini di inquinamento delle acque che l’oggetto di analisi determina. La norma ISO considera infatti due componenti:
- La water availability footprint: aspetti associati al prelievo di acque, dunque al consumo di risorse idriche;
- La water degradation footprint: aspetti che riguardano il rilascio delle sostanze inquinanti nelle acque di scarico e i relativi impatti.
Nella determinazione della water footprint da parte di un’azienda vitivinicola ci sono ulteriori variabili da considerare, come: la conformazione geografica e geologica del vigneto, gli elementi climatici propri della cantina, la vicinanza o meno a un corpo idrico recettivo.
Oggettività e credibilità: i plusvalori delle certificazioni ambientali
La fase di validazione dei dati ricavati con la carbon e con la water footprint non va sottovalutata. Si tratta del momento in cui un ente esterno indipendente controlla la conformità dei dati raccolti, delle analisi LCA effettuate e del dato fornito dagli indicatori ambientali.
Grazie a quest’ultimo step, l’azienda può ottenere le certificazioni ambientali desiderate e raggiungere obiettivi diversi, come:
- diffondere le informazioni circa le emissioni di gas serra e l’impatto sulle risorse idriche del proprio prodotto nel tempo (performance tracking);
- informare il pubblico dell’impegno ambientale dell’azienda, attenta a migliorare le performance ambientali del proprio ciclo produttivo;
- fornire informazioni a clienti e aziende coinvolte nella catena di fornitura (comunicazione b2b);
- mettere a disposizione dei consumatori un bagaglio di informazioni ambientali utili ad orientare le loro scelte di acquisto (comunicazione b2c).
Il conseguimento di queste certificazioni talvolta agevola l’attività di comparazione di prodotti equivalenti.
Sergio Bucci, direttore della Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano, a seguito della certificazione carbon footprint afferma:
“Il risultato è un circolo virtuoso: con la sostenibilità si tagliano costi, si risparmia, si guadagna e
si fa del bene all’ambiente e alla società“.
Conseguire la certificazione carbon footprint e altre certificazioni ambientali tramite un ente esterno indipendente offre maggiori garanzie di credibilità e oggettività. Affidati a noi!
Grazie all’abilità dei nostri ingegneri puoi misurare l’impronta di carbonio di uno o più prodotti e ottimizzare le performance ambientali della tua impresa mediante il percorso virtuoso della sostenibilità.
Contattaci.