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Industria lattiero casearia: come e perché ridurre le emissioni di CO2

Indice dei contenuti

Come abbassare l’impatto ambientale dei prodotti lattiero-caseari e delle aziende produttrici? Basta lasciarsi guidare da chi sa cosa fare. Conosciamo: gli impatti ambientali del settore, le best practice dei brand italiani, perché è fondamentale partire dalla misurazione delle emissioni di gas nocivi e come agire per il bene dell’azienda e dell’ambiente.

 

La filiera del latte in Europa

 

Secondo i dati riportati nell’inchiesta sulla filiera del latte in Italia e in Europa datata dicembre 2019 (European Consumers – L’Associazione delle associazioni), il continente europeo è il principale produttore mondiale di latte, seguito da India, Cina, Pakistan, Russia, Brasile e Nuova Zelanda. Nell’ambito degli scambi internazionali l’Europa è il 1° esportatore di formaggi, principalmente richiesti da Russia, Giappone e Stati Uniti.

 

Tra tutti gli Stati europei la nostra nazione sembra avere un ruolo di spicco. La produzione di latte delle aziende italiane è pari a 12.916.400 tonnellate, sono ben 50 i formaggi DOP prodotti in Italia e siamo tra le principali nazioni esportatrici di formaggi e latticini dell’Unione, dopo Germania, Francia e Paesi Bassi.

 

Ciò che distingue da sempre il Made in Italy, anche nel settore alimentare e precisamente in quello lattiero-caseario, è la qualità dei nostri prodotti; non è un caso, infatti, che essi siano tra i più contraffatti al mondo.

 

Gli impatti ambientali del settore lattiero-caseario

 

L’impatto ambientale dei prodotti alimentari può essere calcolato con diverse impronte, tra cui la carbon footprint. Mediante il calcolo della carbon footprint è possibile individuare il quantitativo di emissioni di anidride carbonica proveniente dalle attività aziendali (produzione, trasporto, ecc.), ma anche quelle che derivano da ogni singola fase del ciclo di vita del prodotto (estrazione delle materie prime, trasformazione, produzione, distribuzione, consumo e smaltimento finale).

 

Il settore agricolo è oggi responsabile del 10-12% delle emissioni globali di gas serra, una quota che è destinata a crescere. Un’azienda agricola deve fare i conti con emissioni di gas nocivi di natura diversa. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivano sostanzialmente dall’uso di energia elettrica e carburante impiegati per la tenuta della stalla, dell’eventuale impianto di produzione e dell’intera struttura aziendale. Ci sono poi le emissioni di metano, dovute all’allevamento del bovino del latte; quelle di protossido di azoto, potente gas rilasciato in atmosfera dal letame e c’è anche l’ammoniaca, le cui emissioni dipendono invece dalle deiezioni e dal processo di concimazione azotata dei campi.

 

Come ridurre le emissioni di gas nocivi delle imprese del settore

 

Lo step iniziale è sicuramente quello di avviare la misurazione della carbon footprint, per poi continuare con l’individuazione degli interventi da mettere in pratica per migliorare, laddove possibile, i processi e ridurre le emissioni di CO2. C’è chi sceglie di intervenire su singole parti del processo di produzione, proponendo magari un packaging sostenibile e chi invece decide di prendere parte a progetti di compensazione.

 

Tra i brand italiani che hanno scelto la prima strada ci sono Nonno Nanni e Valio. Lo storico brand Nonno Nanni ha provveduto al calcolo della carbon footprint per più prodotti: stracchino classico, robiola, ecc. Uno studio che ha considerato ogni parte della filiera produttiva, quindi le emissioni dirette generate dalla produzione del formaggio e quelle indirette derivate dalla produzione del latte in stalla.

Avviate, poi, le operazioni di riduzione dell’impronta di carbonio, l’azienda ha conseguito la certificazione carbon footprint ed ora mira a risultati maggiori mediante l’uso di energia rinnovabile, di un cogeneratore, di un depuratore biologico e confezioni 100% riciclabili.

 

La cooperativa cremonese Latteria Sorresina, invece, è già da molti anni attiva sul tema della sostenibilità. Nel tempo è riuscita a ridurre di oltre il 40% i consumi di acqua, dell’8% quelli di energia elettrica, a ridurre del 15% i consumi di gas metano per la produzione di energia termica e del 10% le emissioni di CO2.

Ora guarda avanti per un progetto ancora più aulico, volto alla riduzione di circa 2.500 tonnellate di CO2 l’anno mediante l’installazione di un impianto di cogenerazione.

 

Molte altre sono le imprese che hanno scelto di proporre un packaging sostenibile per ridurre le emissioni di CO2 relative all’imballaggio. La Latteria Soligo lancia un packaging rinnovato nel design e nei materiali utilizzati, con una composizione di carta e plastica di origine vegetale. Questa scelta le permetterà di ridurre del 31% la carbon footprint rispetto alle confezioni precedenti.

 

Scelta simile anche per Granarolo che opta per confezioni a base vegetale realizzate per l’87% con materiale proveniente da fonti rinnovabili; risultato: il 20% in meno di emissioni di CO2 rispetto a quelle delle vecchie confezioni.

 

Progetto Life TTGG: “I duri cominciano a giocare”

 

In questo caso i “duri” sono i formaggi, il Grana Padano e il Comté. Il Progetto Life The Tough Get Going è cofinanziato dal Programma europeo per l’ambiente e l’azione per il clima. Coinvolge 7 partner, ognuno con dei compiti specifici: Consorzio tutela Grana Padano, Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, oriGIn, Qualivita, Enersem e CNIEL.

 

Il primo obiettivo è quello di orientare le aziende del settore lattiero-caseario nel miglioramento dei processi produttivi. Il secondo è realizzare un software in grado di valutare l’impronta ambientale dei prodotti (Product Environmental Footprint – PEF).

 

Certificazione carbon footprint: i nostri esperti sanno cosa fare

 

Come hai potuto leggere nei paragrafi precedenti circa le scelte fatte da alcuni brand italiani, ogni azione di riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas nocivi parte dalla misurazione. Identificare le quantità, definire gli interventi e procedere alla certificazione.

 

Sei interessato a saperne di più sulla carbon footprint per migliorare le prestazioni ambientali della tua azienda e dei prodotti che offri?

 

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