I packaging sostenibili consentono di soddisfare diverse esigenze, sia delle aziende che dei consumatori, attenti tanto alla qualità del prodotto quanto all’impatto ambientale del suo contenitore. In questo senso, la certificazione EPD è un valido strumento, di supporto e di comunicazione. Scopriamone l’efficacia, l’attualità e l’importanza anche attraverso l’esperienza di importanti realtà imprenditoriali.
Gli imballaggi alimentari e l’attenzione alla sostenibilità
Negli ultimi anni, gli imballaggi alimentari sono stati oggetto di numerose attività di analisi e di ricerca; tutte orientate all’individuazione di materiali sostenibili, a basso impatto ambientale, ma comunque capaci di garantire ai consumatori un prodotto di qualità.
Le industrie del packaging si stanno evolvendo e sono già molte le aziende produttrici di film, bobine, imballaggi e pellicole che offrono soluzioni per packaging sostenibili.
Se da un lato le aziende mirano a soddisfare le richieste dei consumatori, oggi attenti tanto alla qualità dell’alimento quanto all’impatto ambientale del contenitore in cui si presenta, dall’altro si fanno largo anche altre necessità. Cresce l’esigenza di ridurre i consumi interni; non tutti sanno, infatti, che i materiali sostenibili permettono di ridurre del 70% il consumo di energia durante la fase di produzione. Aumenta il bisogno delle aziende di entrare in possesso di soluzioni che facilitino l’accesso ad agevolazioni e/o semplificazioni burocratiche/amministrative, sempre più rivolte a chi dimostra di rispettare l’ambiente. A queste esigenze si aggiunge anche la necessità di rispettare le norme che l’UE impone alle imprese in materia di packaging.
Dunque, potremmo così riassumere gli obiettivi del packaging sostenibile nel settore alimentare:
- Protezione degli alimenti da agenti patogeni
- Biodegradabilità e/o riciclabilità
- Rispetto delle norme comunitarie in materia
- Compatibilità con le necessità interne all’azienda
Imballaggi alimentari: quando la sostenibilità va oltre la riciclabilità
Oltre alla biodegradabilità e alla riciclabilità, oggi c’è chi studia l’azione di film o pellicole per alimenti con potere antibiotico e addirittura commestibili. Esistono gli imballaggi compostabili, i film plastici biodegradabili come il PLA, ottenuto da risorse vegetali con l’amido di mais; i polipropileni e i materiali multistrato, fino alle pellicole alimentari al chitosano.
Queste ultime, ad esempio, secondo studi condotti dalla RUDN University di Mosca pubblicati su Food Chemistry, hanno potenzialità particolarmente interessanti.
In pratica, dal guscio dei crostacei e dagli insetti è possibile ricavare la chitina, una sostanza che se trattata in un certo modo può essere impiegata per realizzare la base di alcuni imballaggi per alimenti. Il polimero del chitosano (ottenuto dalla chitina) affiancato a sostanze chimiche – chiamate azidi – genera l’azido-chitosano.
Questo prodotto è privo di tossicità e pare che abbia anche un grande potere antibiotico, capace quindi di allungare la shelf-life (scadenza) dell’alimento, inibire e rallentare la proliferazione batterica senza dover più ricorrere agli antibiotici. Insomma, una vera rivoluzione.
I requisiti del packaging imposti dall’UE
Come anticipato sopra, l’UE fissa requisiti che le aziende dell’industria alimentare (e non solo) devono necessariamente rispettare. Quali sono?
- Limitare il volume e il peso dell’imballaggio al minimo necessario, per garantire sicurezza, igiene e accessibilità al consumatore;
- Ridurre al minimo la presenza di materiali e sostanze pericolose nell’imballaggio o nei suoi componenti;
- Usare imballaggi riutilizzabili o recuperabili per compostaggio, biodegradazione o per recupero energia.
Come può un’azienda produttrice o utilizzatrice di imballaggi dimostrare la conformità del suo operato a queste norme? Conseguendo la certificazione ISO 14001 – sistema di gestione ambientale – oppure comunicando l’impatto ambientale dei prodotti offerti con l’EPD.
Sistema di gestione ambientale ISO 14001: cos’è e a che serve
Il sistema di gestione ambientale rappresenta un insieme di elementi utili per stabilire una politica ambientale interna e gestire le proprie interazioni con l’ambiente.
L’implementazione di questo sistema di gestione avviene nel rispetto della norma internazionale volontaria ISO 14001, che fissa procedure e norme tecniche a cui l’azienda deve scrupolosamente attenersi.
L’EPD per l’impatto ambientale di prodotti: analizzare, comunicare e confrontare
Le aziende che intendono dimostrare a consumatori e stakeholders che gli imballaggi realizzati o utilizzati sono prodotti nel rispetto delle norme e dell’ambiente possono farlo mediante dichiarazioni ambientali di tipo III. Tra queste c’è la EPD.
EPD sta per Environmental Product Declaration (Dichiarazione Ambientale di Prodotto), una dichiarazione che permette di sottolineare l’impatto ambientale che un prodotto ha durante il suo intero ciclo di vita. Per farlo, ci si serve di metodologie efficaci, quali la LCA. L’EPD è anche un utile strumento di comunicazione, molto usata per confrontare prodotti similari o della stessa categoria.
Certificazione EPD per imballaggi alimentari: l’azione efficace di alcune aziende
Tra le tante aziende italiane che hanno scelto di adottare un approccio eco-friendly ci sono anche realtà che ci aiutano a diffondere l’importanza della certificazione EPD, quale strumento di supporto e di comunicazione.
Il 9 novembre 2020 Pro Food (Gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi) che opera nell’ambito della Unionplast, ha pubblicato la prima EPD di settore, sugli imballaggi per alimenti freschi in polipropilene, pet e polistirene espanso. Realizzata con la PCR – Product Category Rules – 2019:13, questa fornisce informazioni certe e trasparenti circa l’impatto ambientale di questo tipo di imballaggi/confezioni.
Altra testimonianza riguarda l’esperienza dell’azienda bolognese Ilip che di recente ha pubblicato la sua prima EPD per cestini di ortofrutta, realizzati in pet riciclato. L’azienda ha voluto analizzare una delle confezioni più vendute nel 2018 (anno di inizio delle analisi). Altro esempio arriva invece dal gruppo Happy, controllata di Esperia; l’azienda ha prodotto una EPD per un imballaggio in polipropilene usato per il confezionamento di carni o pesce fresco.
Queste operazioni non riguardano il passato, ma soli pochi mesi fa, ciò dimostra quanto sia attuale l’esigenza di dimostrare l’impatto ambientale dei prodotti e l’efficacia dell’EPD.
I gruppi e le aziende di cui abbiamo appena parlato, per portare a termine le operazioni di studio, analisi e pubblicazione dell’EPD, hanno dovuto implementare in azienda una nuova figura professionale, l’LCA expert.
Noi di Tecno, invece, offriamo alle imprese interessate a conseguire la certificazione EPD l’esperienza e il supporto del nostro team di tecnici e ingegneri ambientali.
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